Il ministero del Tesoro dice: «Nonostante la crescita sia più fragile del previsto, i conti pubblici sono sotto controllo», il Ministro inquadra la frenata in un contesto più ampio: dalla minaccia del terrorismo alla crisi dei migranti passando per la Brexit, fenomeni che, spiega il ministero: «erano noti da tempo. Diverse fonti di governo, compreso il Mef, avevano già segnalato che le stime di crescita formulate ad aprile con il Def sarebbero state messe in discussione, e numerosi previsori hanno già rivisto al ribasso le stime della crescita mondiale».
La variazione, segnala l’Istat, è nell’aumento del valore aggiunto nei comparti dell’agricoltura e dei servizi, mentre l’industria segna una preoccupante battuta d’arresto. L’istituto di statistica giustifica la frenata della domanda interna per le continue esportazioni. Andrea Goldstein ( direttore di Nomisma ) commenta: «In un panorama economico internazionale che si è fatto più complicato, l’Italia conferma le sue difficoltà di lungo periodo. Con una variazione acquisita per il 2016 pari a un modesto +0,6%, la spazio per una manovra espansiva ad autunno si riduce ulteriormente».
Ci sarà da trattare con l’Unione Europea, per una crescita dello 0,6% nel 2016 che porterebbe il rapporto deficit/Pil al 2,7 %. Roma continua ad essere considerata poco credibile nel raggiungimento degli obiettivi previsti e promessi al Parlamento europeo.
Non aiuta la grande corsa del debito pubblico, che a giugno ha toccato i 2.248,8 miliardi anche se, dice il Ministero del Tesoro, «il rapporto tra debito e Pil si è stabilizzato e il governo lavora per farlo scendere». Una spiegazione che non basta a placare le proteste delle opposizioni e i timori dei sindacati.