Ad ogni ora del giorno i servizi di trasporto pubblici sono strabordanti di cittadini, e come al solito si crea caos e disagi ai servizi, che con i soliti ritardi tende a concentrare le persone in pochi mezzi, così facendo nascono problemi logistici nei trasporti stessi. E’ pur vero che non tutta la colpa di ciò è dell’ente pubblico addetto ai trasporti, ma anche del cittadino che usufruisce di tal servizio, senza pagarlo. Così facendo non si aiuta l’ente a finanziare nuovi mezzi ma anzi è costretto a diminuirli. Ma i demeriti di questo disagio che ogni giorno si crea nella Capitale appartengono anche alla società che si occupa dei trasporti. Bisognerebbe prendere esempio dalle altre capitali europee, dove il biglietto dell’autobus viene venduto sull’autobus dall’autista stesso e più di un numero di persone in un auto non fa entrare, permettendo l’ordine. Così facendo si permette l’entrata di utile con più sicurezza e quel numero di persone che non hanno posto sull’autobus, lo trovano nel mezzo che lo segue, perché vengono finanziati servizi migliori. Purtroppo l’Italia non riesce ad eguagliare le altri grandi città in Europa, ed ogni giorno nascono disagi che al cittadino stesso portano svantaggi, perché non gli viene permesso di adempiere al proprio lavoro, con serenità, che nel lavoro stesso è importante perché permette un efficienza maggiore. Tutto ciò si può definire con un esempio, la famosa catena di montaggio, dove ogni pezzo è importante per mettere la costruzione di un utile finale. Se cittadino ed ente sono entrambi corretti ed adempiono ai loro doveri, di conseguenza aumenta l’efficienza del servizio, e da lì nascerà una serenità che permetterà al cittadino una maggiore efficienza nel lavoro. Tutti questi elementi sono direttamente proporzionali, ma la domanda che da anni tormenta l’Italia è “chi inizia a fare la cosa giusta?