In Italia vincono i moderati. Sempre. Da sempre. Forse per sempre, gli estremismi non pagano, da una parte e dall’altra. Silvio Berlusconi ha espresso chiaramente l’intenzione forte di dare subito un segnale per far capire che la volontà di rilanciare Forza Italia è una priorità. E la macchina è partita. Il confronto tra Berlusconi e l’ “uomo nuovo” del partito azzurro Parisi verte sulla definizione del ruolo che l’ex direttore generale di Confindustria dovrà assumere. Il fondatore di Forza Italia vede il manager nel ruolo di revisione e rilancio del partito, a cominciare da quella “due diligence” da sviluppare sui territori di cui ha parlato di fronte ai dirigenti di Forza Italia nel pranzo ad Arcore. Andrebbe perciò a costituire una sorta di uomo marketing in grado di rilanciare il brand Forza Italia, per renderlo più appetibile per un elettorato che deve tornare almeno ad aggirarsi attorno al 20% dei consensi. Il processo di rifondazione dovrebbe passare per un congresso o per un grande appuntamento pubblico in cui declinare le nuove priorità e parole d’ordine. Per un congresso la tempistica necessaria sarebbe per forza di cose più estesa e sarebbe possibile realizzarlo soltanto dopo il referendum. Più probabile appare pertanto la convocazione di una grande “officina delle idee” a settembre a Milano, prima del referendum.
In questa fase, Parisi veste i panni del federatore del nuovo centrodestra, dell’uomo capace di parlare ad ambienti che sembrano essersi allontanati, finendo in un vicolo cieco di stampo lepenista. Il manager è fortemente coinvolto nel progetto, il ruolo alla Metternich del grande tessitore lo affascina. E la girandola degli incontri è già partita. Ha incontrato Maurizio Lupi a Giardini di Naxos, poi Roberto Calderoli a Treviglio. Ha inoltre partecipato al consiglio comunale milanese insieme a Mariastella Gelmini.
Alla eventulità di rilancio di Forza Italia esulta Alfano (Ncd) che già ha assunto l’atteggiamento di chi riabbraccerebbe volentieri il proprio passato (anche perché di futuro col Ncd non ce n’è visto il magrissimo consenso). Al contrario, l’operazione è osteggiata da Salvini che vede nel rilancio di Forza Italia una minaccia che potrebbe erodere, assieme al consenso leghista, la propria posizione dominante.
“Sembrano nascere delle nuove condizioni per creare un’importante aggregazione dei liberali, dei moderati, e dei popolari italiani”, gongola Alfano. Che però avverte Parisi: “Lui leader? Lo stimo ma gli consiglierei di sottoporsi a un metodo democratico, perché le designazioni unilaterali sono revocabili unilateralmente, le designazioni della base si consolidano in un voto che nessuno a quel punto più revocare”. La divaricazione della nuova Forza Italia con la Lega sembra emergere proprio dalle parole di Alfano, prossimo al rientro:
“Con Salvini il fatto di non stare insieme è una delle poche cose che ci unisce. Uno come me come potrebbe stare con Salvini e Casapound, che rappresentano l’estrema destra del nostro Paese?”. Anche se, di qui alle urne, campa cavallo.
A proposito di leadership, Berlusconi ha consigliato a Parisi un inserimento morbido che lo porti a vestire i panni più del coordinatore che del segretario, acquisendo nel tempo e sul campo i galloni della leadership ed evitando fratture con lo stato maggiore del partito. In ottica elezioni, al di là delle parole sprezzanti di Alfano sulle formazioni di destra pura, per un partito che punti ad aggregare più forze possibili in vista della vittoria, il rapprto con Lega e Fratelli d’Italia, è un tema che va affrontato non eluso. Sempre che Parisi intenda replicare su scala nazionale il modello inclusivo adottato a Milano. Sempre che si voglia vincere.