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Attentato ad Ankara, la Turchia trema

Attentato ad Ankara, la Turchia trema

Giornata di terrore ad Ankara. Ad un mese dall’attentato vicino al quartier generale dell’esercito, un’esplosione si è verificata nel quartiere di Kizilay, nel centro della capitale turca, e ha provocato almeno 37 morti, tra cui almeno due kamikaze, e 129 feriti. Poco dopo le 18.30 locali, nell’ora di punta del traffico, un’auto bomba si è schiantata contro un autobus nei pressi di una fermata, dove si trovavano diverse autovetture, alcuni dei quali hanno preso fuoco. Un attacco suicida destinato a fare una strage, visto che lì si trovavano decine di civili in attesa di mezzi pubblici.

In serata il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto: “A seguito dell’instabilità nella regione, negli ultimi anni la Turchia è stata oggetto di attacchi terroristici”, senza indicare alcuna organizzazione specifica. Di fronte ad azioni che “minacciano l’integrità del nostro Paese”, continua la nota, “proseguiremo la lotta al terrorismo con ancor più determinazione”.

Secondo un funzionario della sicurezza all’agenzia Reuters, dalle prime indagini emerge che l’attentato è stato compiuto da militanti curdi del Pkk o da un gruppo affiliato. L’attacco è avvenuto in una zona centralissima di Ankara, tra il parco Guven e la piazza di Kizilay, a poca distanza anche da due fermate della metro, una zona vicina a quella in cui il 17 febbraio era scoppiata un’autobomba che aveva ucciso 29 persone. A poca distanza, i ministeri della Giustizia e dell’Educazione e gli uffici del primo ministro Ahmet Davutoglu. La zona è stata evacuata per ovvi motivi di sicurezza.

Dopo l’attacco di ottobre alla stazione di Ankara, attribuito dal governo all’Isis come quello del 12 gennaio a Istanbul, per l’autobomba del mese scorso le autorità avevano puntato il dito contro i curdi del Pkk attivi in Turchia, nonostante una successiva rivendicazione del gruppo estremista curdo Tak.

L’attacco avviene mentre la Turchia è impegnata in conflitti su diverse guerre, dentro e fuori i suoi confini. Nel sud-est del Paese, le operazioni contro il Pkk hanno causato in questi mesi centinaia di decessi. Una guerra intestina che ha spinto i gruppi curdi più radicali a minacciare rappresaglie nel resto della Turchia. Il partito filo-curdo Hdp, presente in Parlamento, ha subito condannato l’attacco. Il fronte siriano, con le infiltrazioni dell’Isis, rappresenta l’altra grande spina nel fianco del governo di Ankara, pur accusato da più parti di aver collaborato con i jihadisti.

Intanto, l’autorità radiotelevisiva ha subito imposto una censura ai media vietando la pubblicazione delle immagini dal luogo dell’esplosione. Fortemente rallentati anche i principali social network, dove invece da subito sono circolate foto e video dell’attacco.

Matteo Renzi ha espresso il suo cordoglio al presidente turco,Recep Tayyp Erdogan, e al primo ministro turco, Ahmet Davutoglu, dicendo: “I terroristi devono sapere che per quanto sanguinoso sarà il loro odio non riusciranno a piegarci e scuoterci, ovunque essi colpiscano – sottolinea il premier – la risposta e la condanna della comunità internazionale sarà ferma, unanime, risoluta”.

L’Italia intera si avvicina all’idea della paura di un imminente attacco terroristico, anche per via di un evento mondiale come il Giubileo della Misericordia, che riempie costantemente le strade della Capitale del bel paese.

L’intero popolo italiano e quello dei social network esprime il suo dispiacere per questi attentati che suscitano ormai da un anno a questa parte disagio nel popolo turco.

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admin


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